Formazione

Viaggio nelle associazioni. Noi curdi d’Italia, contro le bombe e contro il Rais

Il Kurdistan dello Stivale. 2mila sono originari della Turchia, mille arrivano dall’Iraq e 300 sono scappati dall’Iran: sono una fetta della diaspora del popolo senza patria.

di Emanuela Citterio

No alla guerra e no alla dittatura di Saddam. La pensa così Fuhad Aziz, curdo iracheno da trent?anni in Italia. E afferma con sicurezza che la pensa così anche la maggior parte dei curdi che hanno partecipato alla manifestazione per la pace del 15 febbraio a Roma. Aziz è medico e scultore e fa parte del Comitato Kurdistan Firenze. Ci dice che il suo ruolo è quello di rappresentare il Partito comunista iracheno. “Prima del 15 febbraio, che per noi è anche l?anniversario della cattura del presidente Abdullah Ocalan, ci siamo trovati a Bologna per organizzare la nostra presenza alla manifestazione”, afferma. “C?erano intellettuali, gente comune e le principali associazioni: tutti eravamo d?accordo per il no alla guerra e il no a Saddam”. Nei confronti del suo quasi omonimo Tarek, il vice primo ministro iracheno, Fuhad non ripone alcuna fiducia. “In Italia si è presentato come uomo di pace, ma è il braccio destro della dittatura”, dice. “Anche lui è responsabile dei crimini contro i curdi, che in questi anni in Iraq sono stati massacrati e gasati con le armi chimiche”. La via, secondo Fuhad, è quella di un sostegno attivo da parte della comunità internazionale ai movimenti per la democrazia in Iraq. “Ma siamo assolutamente contro un attacco armato. Saddam va processato. La guerra invece distrugge un popolo e un Paese, porta odio e sofferenza”. Secondo il portavoce del Comitato Kurdistan Firenze, Claudio Lombardi, quella di Fuhad è la posizione unanime delle comunità curde in Italia. “Sanno che la guerra può essere l?occasione per un giro di vite sulla questione curda, sia da parte della Turchia che da parte dell?Iraq”. In effetti i portavoce delle associazioni italo-curde in Italia esprimono sulla guerra una posizione unanime. Nel nostro Paese ci sono sia associazioni di curdi turchi sia di curdi iracheni. Poi ci sono le associazioni italiane che si occupano dei curdi, da quelle con un taglio dichiaratamente politico a quelle che portano avanti progetti di sostegno umanitario, più un?ampia gamma intermedia. A Roma ci sono le due realtà più visibili, entrambe presenti in modo organizzato alla manifestazione del 15 febbraio. Si tratta di Azad, associazione per la libertà del popolo curdo, e di Uiki, l?Ufficio di informazione del Kurdistan in Italia. La prima, composta prevalentemente da italiani, ha organizzato una conferenza stampa con Pietro Ingrao, il giorno prima della manifestazione, e chiede la liberazione di Ocalan. Dagli uffici di Roma, Uiki invece si autodefinisce “una rappresentanza di tipo politico dei curdi turchi in Italia”: tutti esuli politici dalla Turchia con la collaborazione di qualche volontario italiano. Uiki esiste con questo nome dal 99, ma è stato fondato nel 94 e prima si chiamava Fronte nazionale di liberazione curdo. Le due associazioni romane sono le capofila della campagna nazionale Newroz2003. Il 21 marzo è il capodanno curdo, una festa fortemente simbolica per il popolo che non ha una nazione. La campagna, sostenuta in Italia da diverse associazioni (tra cui Un ponte per, Consorzio italiano solidarietà, Donne in nero, Arci, Tavola della pace) prevede una serie di incontri in Italia di sensibilizzazione sulla questione curda e l?invio di delegazioni in Turchia per monitorare il rispetto dei diritti umani nei giorni del capodanno. Ma quanti sono i curdi in Italia? Secondo le stime approssimative di Uiki sono 2mila quelli provenienti dalla Turchia, non più di mille i curdi iracheni e appena 300 i curdi fuggiti dall?Iran. L?associazione di curdi turchi più importante, secondo Uiki, è quella di Milano, l?Associazione culturale Kurdistan. A Roma parte della comunità curda fa riferimento al Centro socioculturale Ararat. Per quanto riguarda i turchi iracheni esistono poi comunità storiche che risalgono agli anni 80 a Venezia e a Bologna. Piccoli comitati per i curdi sono presenti in diverse regioni d?Italia. Come il Comitato Sardo di solidarietà con il popolo del Kurdistan e il Comitato Kurdistan Firenze. Il comitato fiorentino conta 15 persone, di cui solo due curdi iracheni. Una realtà mista è anche quella siciliana dell?associazione Azadì di Catania. Il presidente, Khurhid Nawoad afferma: “Abbiamo portato avanti progetti di sviluppo in Kurdistan in collaborazione con il Comune di Catania, soprattutto per la salute e la scolarizzazione”. Anche Azadì è un?associazione mista di italiani e curdi iracheni e come forma di solidarietà propone anche adozioni a distanza per le famiglie e i bambini orfani in Iraq. “Spero che Saddam sia cacciato, ma dico no alla guerra” afferma Nawoad. Le stesse perplessità le solleva Daniele Tramonti dell?Associazione Papa Giovanni XXIII, responsabile di un progetto di sostegno ai gruppi nonviolenti e di monitoraggio dei diritti umani in Turchia: “Alcune associazioni però non prendono abbastanza le distanze dal Pkk”, sostiene. Info: Contatti e ong Associazioni per il Kurdistan Azad, tel. e fax. 06.57302933/5132 Uiki tel. 06.42013576 Azadì tel. 095.503761/334725 Associazione per la solidarietà con il popolo kurdo Associazioni con progetti in Turchia e Iran per i curdi Un ponte per tel. 06.6780808 Associazione per la pace tel. 06.8841958 Papa Giovanni XXIII tel. 0541.57545 Save the children tel. 06.4807001 Save the Children Italia


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